Google e l’indicizzazione dei profili Facebook: i vantaggi per le aziende

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Fonte: articolo scritto per il blog di Neting

Da circa un anno ormai, Google e Facebook hanno stretto un accordo in base al quale il motore di ricerca può avere accesso sia ai contenuti del social network sia computer che da mobile.

Il ritorno per le due grandi aziende è semplice intuirlo: maggiore possibilità di fornire risultati più rilevanti ai propri utenti da parte di Google e maggiori visualizzazioni al proprio sito, ed in particolare alla propria app, e aumento delle possibilità di iscrizioni, semmai ce ne fosse bisogno, per il social di Mark Zuckerberg.

Ma come può giovare questo agli utenti della rete, ed in particolare alle aziende?

Accordo Google e Facebook: i vantaggi per le aziende

Queste novità, infatti, indubbiamente utili per entrambi i colossi informatici e per l’esperienza online degli utenti, possono tornare utili anche a quelle aziende che scelgono di promuovere il proprio brand sul web.

Con un motore di ricerca così potenziato ed efficace, infatti, sarà molto più facile riuscire a farsi trovare da clienti e potenziali acquirenti. A maggior ragione diventa quindi fondamentale farsi guidare nella corretta strutturazione degli URL del proprio sito in chiave SEO, inserendo ad esempio le parole chiave che identificano al meglio una determinata azienda, precisi riferimenti geografici, o qualunque altro sistema di ottimizzazione di un sito per i motori di ricerca.

Tutto questo si riflette anche nel caso di pubblicità sui social network. Essendoci infatti, grazie all’accordo tra Google e Facebook, la possibilità che una pagina aziendale venga ora raggiunta con più facilità dal motore di ricerca, anche su mobile, aumentano di conseguenza le possibilità che i contenuti pubblicati da un’azienda sul social vengano indicizzati e quindi rintracciati dagli utenti con più facilità.

Anche i governi interessati ai contenuti di Facebook

Ma i contenuti di Facebook fanno gola non solo ai motori di ricerca. Crescono infatti le richieste inviate al popolare social da parte dei governi mondiali per ottenere informazioni sugli utenti e suoi loro account. Secondo quanto riportato dal Global Government Requests Report,  il rapporto redatto dal gruppo di Menlo Park (California), nel primo semestre 2015 le domande legate a indagini su crimini come rapine e sequestri, sono arrivate a quota 41.214, il 18% in più rispetto alle circa 35mila del secondo semestre 2014.

La maggior parte delle domande per avere informazioni sugli utenti, dall’indirizzo IP ai contenuti pubblicati, arrivano dagli Stati Uniti, che ne hanno avanzate 26.579 contro le 21.731 dei sei mesi precedenti, e sono stati accontentati nell’80% dei casi. L’Italia ha presentato 1.816 richieste (erano 1.774 nel periodo precedente) relative a quasi 3mila utenti, richieste esaudite in poco meno della metà dei casi. Rispetto allo stesso periodo del 2014, l’Italia è rimasta sesta mentre la Francia ha guadagnato una posizione sulla Germania conquistando il quarto gradino della graduatoria. Nello stesso periodo del 2013 le richieste italiane furono 1.705 coinvolgendo 2.306 account.

«Ognuna delle richieste che riceviamo – ci tiene a precisare Facebookviene vagliata per vedere se ha basi giuridiche, rispondiamo soltanto a richieste valide riguardanti casi penali. Nei casi in cui le richieste siano troppo vaghe o generali rifiutiamo o richiediamo maggiori dettagli».

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